venerdì 23 maggio 2008

All stars! (e non è una squadra di basket)

Tutti i giorni, che piova o ci sia il sole, radio, tv, carta stampata, internet... non c'è scampo: mi informano con sollecitudine che il Nikkei sale.

Un filo di preoccupazione fa vibrare la voce della giornalista in tailleur, che mi partecipa che il Dow Jones ha una certa tendenza al ribasso. Ahi.

"Le blue chips godono di ottima salute", ci ho piacere: pure a casa mia tutti bene.

E il mibtel? non mi lasciate in ansia: sale, SALE?

Mi spiazza un attimo il commento sull'andamento delle All Stars... ma non era una squadra di basket? boh.

Ma quanti sono quelli che al mattino aspettano di conoscere l'andamento delle monete, le quotazioni di borsa, le performance del Nasdaq? E quanti di noi EFFETTIVAMENTE ci capiscono qualcosa?

Ma soprattutto: con 'sti chiari di luna, quanti precari, pensionati, casalinghe (di Voghera, ma anche no) hanno i risparmi investiti in borsa? E pure tra i diciamo 'benestanti' non credo che tiri più tanta aria da 'gioco in borsa e mi faccio ricco': basta dire 'Parmalat' e scappano via urlando...

Anche quei piccoli gruppetti di persone (prevalentemente maschi) che si vedevano, sempre silenziosi e raccolti con le mani dietro la schiena, di fronte ai monitor nelle vetrine delle banche, dove scorrono instancabili cifre e percentuali azionarie, ve li ricordate? A me pare che non si vedano più (che fine avranno fatto? saranno passati avanti dai monitor delle sale corse?)

Insomma, un bel chissenefrega liberatorio non lo possiamo dire?

Ma non bastano le riviste e i programmi specializzati? Chi lo fa di mestiere, chi ci investe qualcosa, non ci potrebbe fare il piacere di comprare Milano Finanza, guardare i programmi di Friedman e non scassarci i cabasisi, come direbbe il buon Moltalbano?

E invece no: non c'è tiggì senza la sua bella pagina di borsa e valute.

Ho sempre avuto il sospetto che questa invasiva presenza di notizie semi-incomprensibili ai più, con il suo mantra ipnotico di sigle e numeri, avesse l'unica funzione di instillarci il sacro rispetto per l'Economia e la Finanza (quelle con la maiuscola);
farci capire che il soldo deve girare, produrre, riprodursi;
rassegnarci al primato dell'economia: quello per cui bisogna "rendere il paese appetibile per gli investitori" (queste entità potenti e misteriose a cui i governi fanno complessi riti propiziatori...).

Anzi: meno ci si capisce nelle notizie economiche e meglio è, così ci si rassegna subito che se una fabbrica chiude, se i prezzi aumentano, se l'acqua non è più pubblica, non è che ci si può fare qualcosa, non è la conseguenza di una politica economica, di scelte precise e comprensibili che si potrebbero anche cambiare, no: sono le conseguenze ineluttabili di quei misteriosi e arcani movimenti di soldi, quello scendere e salire di percentuali, quel turbinoso scambio lontano e incomprensibile, che si manifesta nelle nostre vite attraverso grandi e piccole catastrofi: come le grandi forze della natura.

Insomma, che ci riguarda, che è ineluttabile, ma che noi, semplici cittadini sfigati non lo possiamo capire, questo mondo, solo accettarlo.

ps:
Eppure c'è una assenza tenace, un indice che giace, ignorato, in un angolo polveroso dei grafici. Signori, perché non mi parlate mai dell'Euribor?

per chi non lo sapesse

"l'Euribor (acronimo di EURo Inter Bank Offered Rate, tasso interbancario di offerta in euro) è un tasso di riferimento, calcolato giornalmente, che indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in Euro tra le principali banche europee" (wikipedia, grazie di esistere).
Insomma è l'indice che condiziona l'ammontare delle rate dei mutui a tasso variabile, l'unico indice che davvero interessa direttamente un sacco di persone. E vi pare poco? Ma sull'Euribor neppure una parola, una riga. Sai mai, che riuscissimo a capirci qualcosa, eh?



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