mercoledì 30 luglio 2008

Mi meme

Sono un po' emozionata dal mio primo meme, se non altro perché il testimone me lo passa una delle blogger che più amo leggere: Martina, che nel suo OutOfReality racconta, ragiona e si mette in gioco con deliziosa lucidità e limpidezza. Mi piace anche molto la motivazione: "per il fervore degli scritti ed il 'no compromise style' di cui oggi c'è tanto bisogno"; mi ci ritrovo, mi piace assai e la ringrazio di cuore.

Devo confessare che non ero neppure troppo preparata sul concetto di meme, quindi mi sono un po' documentata qui e qui: un'idea, un concetto, un segmento di significato passa da un individuo all'altro come un contagio, per imitazione e nel passare muta e insieme si conserva, come un virus. Una filastrocca, una barzelletta, un pregiudizio, sì, ma anche un pensiero critico, un'idea, una bella musica, i versi di una poesia, un'informazione. Mi sembra molto adatto alla blogosfera: si creano legami, fili virtuali ma tenaci attraverso cui ci si scambia riflessioni, notizie, pensieri, conoscenza reciproca.

Le virtual kinship (il termine è di Martina e mi piace molto) sono un terreno di semina di idee, prezioso in questi tempi difficili: premio volentirei i blog che mi piacciono, che frequento e che mi hanno dato qualcosa: prendete queste nomination per sinceri consigli di lettura, e i nominati si sentano naturalmente liberi di proseguire il gioco oppure no.
per chi decidesse di farlo, questo è il "regolamento":
"Il Brillante weblog è un premio assegnato ai siti e i blog che risaltano per la loro brillantezza sia per quanto riguarda i temi che per il design. Lo scopo è quello di promuovere tutti nella blogosfera mondiale!
  1. al ricevimento del premio, bisogna scrivere un post mostrando il premio e citare il nome di chi ti ha premiato mostrando il link del suo blog;
  2. scegli un minimo di 7 blog (o di più) che credi siano brillanti nei loro temi o nel loro design. Esibisci il loro nome e il loro link e avvisali che hanno ottenuto il Premio “Brillante Weblog”.
  3. (facoltativo) esibire la foto (il profilo) di chi ti ha premiato e di chi viene premiato nel tuo blog."
Molti ottimi candidati me li ha 'soffiati' proprio Martina, ma per fortuna la blogosfera è un grande mare, quindi ho avuto l'imbarazzo della scelta ed ho abbondato. E pure così ne resta fuori qualcuno, che mi conservo per il prossimo meme.
  1. Songs from the wood di luposelvatico innanzitutto, perché è il primo blogger che mi ha accolto con calore nei miei primi passi e perché da quel momento la sintonia e la condivisione è rimasta immutata
  2. Fauno silvestre perché ha il dono di arrivare al cuore dei problemi con una semplicità che gli invidio e basta leggere questo post per capire cosa intendo
  3. Sostiene saverio, perché mi piace tutto quello che scrive e vorrei che scrivesse di più
  4. Tra le nuvole e le lenzuola, perché, tra parole suoni ed immagini, tra nuvole e lenzuola si sta davvero bene
  5. Maurizio Silvestri, perché i suoi post sono sempre documentati e attenti.
  6. Unoenessuno, perché ha passione da vendere e una bella ironia
  7. Ecoalfabeta, perché è informato, interessante e appassionato e imparo sempre qualcosa
  8. alessandro robecchi, perché sì mille volte
  9. G.O.D., anche solo per i mitici ditinifini, ma anche per tutto il resto: assolutamente essenziale
fotoblog, videoblog
  1. Photoblues, per le bellissime immagini e le emozioni
  2. Umarells, per capire perché bisogna che ci facciate un giro: gli umarells sono un fenomeno tutto bolognese ma insieme universale
  3. Nonrassegnatastampa, perché mi fanno ridere, per la mitica soap "preti", perché sono spensieratamente politicamente scorretti
  4. Byoblu il videoblog di Claudio Messora, anche solo per il discepolo n. 1816, che andrebbe proiettato nelle scuole

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martedì 29 luglio 2008

l'Alitalia del mare


una signora si addormenta tranquillamente su una poltrona di prima classe in un traghetto della Tirrenia e si risveglia coperta di zecche (brrr), da questa disavventura l'ottimo maurizio silvestri prende spunto per riflettere con amarezza sull'uso tutto italiano di non chiedere mai conto ai grandi manager degli sfasci di cui sono responsabili (vedi Ferrovie, vedi Alitalia), salvo liquidarli alla fine con importi astronomici, come premio di cotanto impegno.

Maurizio Silvestri mi ha fatto riflettere ed incuriosito e mi è venuta voglia di capirci un po' di più.

Per chi non avesse presente, a questo punto è indispensabile raccontare brevemente perché le sorti della Tirrenia ci riguardano tutti: la compagnia di navigazione Tirrenia è controllata al 100% da Fintecna, che a sua volta è interamente controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze: l'ultimo reperto delle partecipazioni statali, insomma: la Tirrenia è nostra e se perde siamo noi a perdere, perché i buchi dei suoi bilanci vengono riempiti con soldi pubblici.

Stiamo parlando di uno dei maggiori complessi armatoriali europei, che comprende la capogruppo Tirrenia, la Divisione Adriatica e Caremar, Saremar, Siremar, Toremar. Ma un colosso che fa acqua da tutte le parti, a cominciare dallo stato dei traghetti per finire con i bilanci.

E' di circa un anno fa un dossier de L'Espresso che con ampio materiale foto e video mostra lo sfascio della flotta, punta il dito sulla mancanza di controllo, sull'incuria: arriva a parlare di "carrette di Stato", domandandosi dove andasse a finire l'enorme quantità di denaro pubblico che la compagnia ingoiava. La Tirrenia se ne ebbe tanto a male da comprare una pagina su diversi giornali nazionali per rispondere alle accuse, naturalmente negando su tutta la linea.

E invece la verità è che la Tirrenia continua a perdere di anno in anno: una voragine che ingoia gli ingenti contributi statali che ogni anno vengono erogati (si parla di oltre due miliardi di euro in sovvenzioni dal ‘92 a oggi). Oggi i debiti di Tirrenia sono pari al 123% del fatturato: 207 milioni di euro. I conti in tasca glieli fa Sergio Rizzo, che parla senza mezzi termini di Disastro Tirrenia.

Perché Tirrenia venga chiamata oggi l'Alitalia del mare ce lo spiega Gian Antonio Stella fa 'una botta di conti' e rileva, a quest'anno, un debito pari a "73 mila euro per ciascuno dei 2.836 dipendenti. Una catastrofe tre volte più vistosa di quella dell' Alitalia, dove il «rosso» è di «soli» (si fa per dire) 25 mila euro a dipendente".

Una catastrofe, insomma. E sì che la ragione sociale di Fintecna sarebbe stata quella di risanare l'azienda. Risanare e privatizzare, per la verità. E su questo secondo punto, manco a dirsi invece l'impegno c'è e si vede: è direttamente Silvio Berlusconi, in occasione della 48 ore del mare ad incaricarsi di rassicurare gli interessati che si sarebbe posto fine alla "concorrenza sleale" agli armatori privati, con la privatizzazione della Tirrenia e la quotazione in Borsa di Fincantieri. La sollecitudine di Berlusconi è la risposta alle pressioni di Confitarma (la Confederazione Italiana Armatori), che ha chiesto forte e chiaro un'accelerazione nella privatizzazione. "Si può mai dire di no agli armatori?" dev'essersi domandato il Nostro Fantastico Presidente del Consiglio.

E poi gli armatori hanno pronunciato la parola magica, che piace tanto a Silvio: "Sarebbero pronte due cordate italiane." E non solo italiani, pare: Mobyline, Grimaldi ma anche Hellenic Seaways, tutti si dichiarano interessati («Tirrenia? Eccome se ci interessa»).

Già, perché non solo gli operatori privati brindano quando scompare un concorrente pubblico che calmiera i prezzi, ma pare che la convenzione tra Stato e Tirrenia, che scadrebbe quest'anno, verrà prorogata fino al 2012, quindi chi si porta a casa Tirrenia si porta a casa anche un bel pacco dono di contributi pubblici.

Resta inteso che un privato difficilmente non si farà carico in futuro di tratte poco remunerative, quel genere di collegamenti, per destinazioni poco appetibili turisticamente e/o in periodi non vacanzieri, che non creano profitto ma rappresentano un servizio pubblico indispensabile. E per finire, Alitalia docet, assisteremo al balletto dei numeri per la 'razionalizzazione' del personale? Ombre ed interrogativi che si pone anche un senatore, Marco Filippi e sui quali credo ci sia poco da star tranquilli.

La cosa è ulteriormente complicata dalla presenza anche delle società regionali (Caremar per la Campania, Siremar per la Sicilia, etc.) che si occupano dei collegamenti con le isole minori: i privati fanno sapere che vedrebbero bene uno scorporo, che veda le tratte locali assegnate alle Regioni, mentre loro sarebbero interessate a rilevare le grandi tratte. A quanto pare le Regioni sono d'accordo.

Che dire, non sono un'esperta del settore, ma a me questa storia non piace: se qualcosa ci hanno insegnato gli anni trascorsi è che mai una privatizzazione è stata a vantaggio della collettività (e dei lavoratori), sempre l'abbandono di un settore strategico da parte dello Stato lungi dal migliorare i servizi grazie alla concorrenza ha peggiorato servizi e costi, grazie alle meraviglie dei trust (veri, virtuali o supposti), come per il mercato dell'energia o quello delle telecomunicazioni.

E a questo punto, da cittadina molto confusa e anche un po' incazzata, mi sono domandata come eravamo arrivati fino a qui, ad una voragine di fondi pubblici buttati al vento, una compagnia di "carrette di Stato" ed una ennesima privatizzazione alle porte: in fondo ero partita dalle frasi di Maurizio Silvestri sugli italici "manager d'oro". Ho cercato allora qualche notizia in più sull'A.D. di Tirrenia, scoprendo che il manager a capo di Tirrenia è il sig. Franco Pecorini e siede su quella poltrona dal lontano 1984. Probabilmente un vero record, degno del Guinness dei Primati, destinato a perpetuarsi, visto che è appena stato riconfermato per altri tre anni dal ministro Tremonti.

Dev'essere davvero uno tosto. Uno bravo davvero, che ha fatto tali miracoli alla guida della compagnia di navigazione dello Stato che nessuno ha mai osato metterlo in discussione. D'altronde è Cavaliere del Lavoro, vice presidente di Confcommercio, nonché nientemeno che Gentiluomo di Sua Santità.

A questo punto non ci può essere dubbio: un fuoriclasse, forse l'unico manager pubblico inamovibile in questi tormentati decenni, sarà perché si occupa di navigazione, ma di sicuro sa come navigare con ogni vento - prodiano, ciampesco o berlusconide - sia bonaccia e sia tempesta nulla rovescia il suo vascello.

Ma se abbiamo un manager così bravo, addirittura insostituibile, come mai la Tirrenia è allo sfascio? A meno che l'inaffondabile capo della Tirrenia non sia tanto inaffondabile per motivi che non hanno nulla a che vedere con una brillante gestione dell'azienda: qual'è il segreto di questo distinto signore dall'aria bonaria, che nelle foto sfoggia un bel baffo bianco che lo fa assomigliare ad uno di quei detective in bombetta dei vecchi gialli inglesi? C'è chi lo chiama l'Eterno, o l'Ultimo dei Boiardi e la sua longevità comincia ad essere chiara leggendo questo interessante articolo di Fabio Pozzo.

E se Tremonti, con la privatizzazione che avanza e che sarebbe stato logico affidare ad un management nuovo di zecca e "di fiducia", ha deciso di riconfermare ancora il Pecorini, vuol dire proprio che è lui, l'ultimo Boiardo.

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LogicoKaos: Aggiornamenti sulle missione di Guerrillaradio a Gaza

La nave di "Spezziamo l'assedio" partirà a giorni: che farà Israele?

Il governo israeliano sta valutando, come spiega questo articolo su LogicoKaos, che cita fonti governative israeliane.

We stay tuned.



lunedì 28 luglio 2008

M'associo!

Ieri ho fatto una riflessione. Piuttosto: un'embrione di riflessione, un accenno che spero mi aiuterete a sviluppare e che comunque vi consegno così com'è: l'associazionismo resiste.
Per spiegarmi meglio bisogna che vi racconti due-tre episodi recenti della mia vita bolognese.

Qualche tempo fa l'ARCI di Bologna ha organizzato un presidio sotto il Tribunale, per protestare contro la norma cosiddetta blocca-processi e tutte le piacevolezze connesse al salvataggio giudiziario del nostro premier e alla definitiva messa in ginocchio del sistema giudiziario.

Ci ho scritto anche un post, perché ero davvero contenta che qualcosa/qualcuno si muovesse senza starla troppo a menare. E che fosse l'ARCI - non un partito - a farlo, ha permesso che almeno in parte venisse meno lo sconfortante balletto dei distinguo e dei veti incrociati: hanno aderito praticamente tutti i partiti della sinistra e del centro-sinistra bolognese (con la luminosa eccezione di Rifondazione), la CGIL, l'ANPI, associazioni, singoli.

Sabato scorso. Accendo il televisore e guardo il tg regionale: scorrono le immagini di una grande festa sull'aia, anziani, giovani, bambini raccolti intorno a lunghi tavoli di legno, di fronte a grandi piatti di pastasciutta e bicchieri di vino. L'aia fronteggia una bella e grande casona di campagna, dall'aria conosciuta. E infatti non è un'aia qualsiasi: è la casa che fu dei Fratelli Cervi, a Gattatico, diventata oggi il Museo Cervi.

E nemmeno la pastasciutta nei piatti è una qualunque: la sera del 25 luglio 1943 la famiglia Cervi decide di festeggiare degnamente la caduta del fascismo e invita tutto il paese in piazza a Campegine ad una grande festa a base di pastasciutta: offrono i Cervi!

La pastasciutta dell'altra sera è stato un modo per ricordare i Fratelli Cervi, quella grande festa popolare e la gioia per la caduta del fascismo, con tutte le speranze che quella caduta portava con sé. Accidenti, averlo saputo prima ci andavo di sicuro: mi è sembrato un modo bello e allegro (e molto emiliano) di ricordare quegli uomini coraggiosi, che dopo pochi mesi sarebbero morti ammazzati. E soprattutto per ricordarci che l'antifascismo non passa mai di moda, che è ogni giorno più necessario.

Questa bella festa popolare è stata organizzata dall'Istituto Alcide Cervi, che organizza il Festival Teatrale di Resistenza, insieme all'Associazione Teatro di Pianura: un associazione teatrale ed un istituto storico della resistenza, fondato e animato anche e soprattutto dall'ANPI.

E infine domenica: sono andata al cippo del Pilastro1 che ricorda l'omicidio dei tre giovani carabinieri uccisi dagli assassini della Uno Bianca, per assistere alla piccola cerimonia con cui venivano accolte le prime due staffette podistiche, delle dieci che arrivano a Bologna entro il 2 agosto, per essere insieme ai bolognesi - nativi e d'adozione - davanti alla Stazione, la mattina del 2 agosto, come tutti gli anni. A condividere il minuto di silenzio, con gli occhi lucidi, e il lungo applauso - di rabbia, di memoria.

Le staffette arrivano, sudate in questo pomeriggio afoso: sono persone di tutte le età, donne e uomini, un gruppo arriva da Savona, l'altro non so bene, credo dalla Romagna;

tutti le accogliamo con un sorriso e un caldo applauso, sotto gli alberi di questo parco di periferia ad applaudirli le autorità locali, cittadini come me, l'Associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto e quella delle vittime della Uno Bianca.

Ad organizzare il tutto una storica associazione di podismo bolognese, che fa simpatia anche solo per il nome: Fiacca e Debolezza.

Ed ecco dove volevo arrivare: associazioni di familiari delle vittime di strage, associazioni sportive, associazioni di partigiani, associazioni di teatranti, associazioni per la cultura e il tempo libero... un intero universo.

In questo momento in cui ci sentiamo tutti reduci da uno tsunami politico, sociale e culturale, in cui i partiti sembrano occupati a fare altro (congressi, litigi, governi-ombra), in cui ci sembra che bisogna ricostruire tutto da zero, ripensare tutto, rimettere alla prova le idee, una per una, e le parole per definirle... Beh, una solida certezza mi sento di dire che ce l'abbiamo ed è l'associazionismo. Non c'è ambito del politico e del sociale, direi anche della vita stessa, in cui l'associazionismo oggi in Italia non continua a dire, fare e ascoltare.

Mentre tutti si rompono la testa per capire come la sinistra debba radicarsi nel territorio, l'associazionismo è già lì, nel territorio. E' il territorio. Radicato da una vita, per vocazione, per nascita.

Sarebbe banale dire: tutti nelle associazioni, ripartiamo da lì.

Banale e sbagliato: innanzitutto se fosse tutto lì, con l'infinito patrimonio di questo tipo che ha sempre avuto la sinistra non avremmo mai perso il polso del paese (come invece abbiamo fatto); poi la forza dell'associazionismo è proprio quella di essere tale: non un partito, non un movimento di opinione, ma un insieme di persone che insieme lavorano per un'idea o un progetto. Guai a snaturarlo, a volerlo considerare il braccio armato di un qualche tipo di organizzazione e/o partito che tira le fila (e il rischio è spesso dietro l'angolo: penso all'ARCI, per esempio, che ogni tanto a parer mio pecca di 'collateralismo').

E allora? Allora non so ancora bene, sono però convinta che valga la pena fare una bella riflessione su come e perché l'associazionismo continua ad essere così vitale, mentre tutto ciò che è di sinistra sembra in questo momento così fuori tempo, sconfitto, confuso, triste: il linguaggio, le idee, l'etica stessa di sinistra (e dico di sinistra per brevità, ma bisognerebbe aggiungere antiliberista, antirazzista, solidale, ambientalista etc etc). E soprattutto vale la pena valorizzarlo, difenderlo, prestargli la massima attenzione. E ricavare da tutto ciò quell'ottimismo di cui abbiamo tanto bisogno.

Ve l'avevo detto che era un embrione di riflessione...

____
1 per chi non lo conoscesse, il Pilastro è un quartiere di Bologna famoso per molti e diversi motivi: è stato uno degli interventi urbanistici che negli anni '60 hanno cercato una risposta avanzata al bisogno di case per i 'proletari' (stessa epoca delle Vele o dello Zen di Palermo...), è stata in quegli anni l''enclave' principale degli immigrati che arrivavano dal sud del paese, come ora è uno dei quartieri (se non il principale) dove vivono gli immmigrati che arrivano dai diversi sud del mondo, è stato il tragico teatro di una delle stragi più tristemente note degli assassini della Uno bianca, è stato recentemente teatro di una 'vivace' polemica sulla costruzione di una nuova moschea, polemica poco tragica ma molto grottesca grazie al creativo intervento dell'attuale ahinoi ministro Calderoli e del suo maiale... Insomma, uno di questi giorni scriverò un post sul Pilastro :-)

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restiamo umani


Accolgo l'invito di Audrey a pubblicare la lettera di Guerrillaradio - aka Vik, che con altri attivisti si accinge a partire per la Palestina.

Condivido l'idea che più verrà diffusa la notizia e seguito l'evolvere degli eventi dalla comunità internazionale, più il web amplificherà le notizie sul loro viaggio e più sarà difficile e impopolare fermarli, arrestarli, minacciarli.

Quello che si accingono a fare non è privo di rischi: da tempo gli attivisti per i diritti umani rischiano in proprio scegliendo di essere in Palestina e portare aiuto e solidarietà. Col pensiero saremo tutti con voi, questo blog resta sintonizzato.
Fra poco meno di due settimane cercherò di entrare a Gaza.

Con una quarantina di attivisti per i diritti umani provenienti da 15 paesi diversi, compresi palestinesi e israeliani, e un carico di aiuti umanitari abbiamo deciso di sbarcare sulle coste della Palestina.

Il primo di agosto ci ritroveremo a Cipro, e il 5 salperemo su alcune barche che abbiamo acquistato verso Gaza, laddove ci attendono i rappresentati di una decina di ONG che ci hanno invitato. (fra cui the Palestinian Red Crescent Society in the Gaza Strip, the Palestinian Medical Relief Society, the Palestinian Centre for Human Rights and the Gaza Community Mental)

La condizione umanitaria di un milione e mezzo di palestinesi, uomini donne e bambini incarcerati illegalmente in Gaza è catastrofica,la peggiore degli ultimi 40 anni di occupazione israeliana.
Nonostante Israele dichiari che Gaza non è più occupata, di fatto nega alla vasta maggioranza della popolazione l'accesso al lavoro, agli spostamenti, all'educazione, alla sanità, e al diritto di ricevere visitatori.

Abbiamo provato a ritornare in Palestina per terra.
Ci abbiamo riprovato per aria. Nonostante io come i miei compagni siamo tutti pacifisti che professano la non violenza, siamo stati arrestati, incarcerati e ingiustamente processati dinnanzi alle corti israeliane.
Adesso ci siamo fatti seri, via mare salperemo per Gaza.

Navigando su acque internazionali, ed essendo invitati dai palestinesi, non abbiamo ritenuto doveroso informare Israele.

Le leggi internazionali dichiarano esplicitamente che abbiamo tutti i diritti di andare a visitare Gaza.

Il parlamentare palestinese al-Khudari ha sottolineato che "ricevere la nave che arriva per rompere l'assedio è un diritto del popolo palestinese. Essa giunge attraverso le acque nazionali, e nessuno potrà intromettersi, né Israele né altri".

Il nostro obbiettivo è quello di rompere l'assedio israeliano di Gaza, dimostrando tutta la nostra solidarietà alla popolazione palestinese.
Importando a Gaza contemporaneamente ai beni di prima necessità noi stessi, insegnanti, medici, operatori umanitari e attivisti per i diritti umani.

Con noi ci saranno alcuni sopravvissuti della nakba, la "catastrofe" palestinese, e Hedy Epstein, 84enne sopravvissuta all'olocausto.

I premi Nobel per la pace Desmond Tutu, Jimmy Carter e Mairead Maguire hanno ufficialmente espresso il loro sostegno alla missione (link: il supporto di Desmond Tutu), così come diversi parlamentari inglesi (In the UK, MPs Jeremy Corbyn and Lynne Jones, MEP Caroline Lucas, and retired MP Alice Mahon have all expressed support for this project. )

Il regista inglese Ken Loach ci ha inviato un suo contributo in sterline e ha espresso il suo supporto.

Sappiamo a quali notevoli rischi andiamo incontro,ma siamo al contempo parecchio stanchi e frustrati dell'inerzia della comunità internazionale,è ora che qualcuno si muova per cercare di frenare il lento genocidio di un milione e mezzo di innocenti.

Non ne possiamo più di far finta di niente,di girarci dall'altra parte dinnanzi alle stragi quotidiane,alla vista di quell' immensa prigione a cielo aperto che oggi è Gaza.

Cercando di rompere l'assedio, vogliamo restituire ai palestinesi una parte della loro libertà negata. Quella sovranità della Palestina sancita dall'Onu e dalle leggi internazionali.
Porteremo con noi delle reti, e se riusciremo a sbarcare per prima cosa porteremo a pescare con noi i pescatori palestinesi,oggi ridotti a bersagli galleggianti per i cecchini sulle navi da guerra israeliane.
Sulla via del ritorno verso Cipro, vogliamo portare con noi tutti quei palestinesi che necessita di cure mediche urgenti ed immediate.

Qualunque sia l'esito della nostra missione, che il nostro gesto, il nostro determinato sacrificio, possa smuovere ulteriormente le coscienza di un mondo adulterato dall'arroganza dell'indifferenza.

Ci sono terribili catastrofi naturali a questo mondo, come terremoti e uragani, inevitabili.
A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria perpetrata da Israele ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria, sottomissione.
Il mondo intero non può ignorare questa tragedia, e se lo fa, non includeteci in questo mondo.
Chiediamo solo che alcune semplici imbarcazioni approdino a Gaza con il loro carico di pace, amore, empatia, che a tutti i palestinesi siano concessi gli stessi diritti di cui godono gli israeliani,e qualsiasi altro popolo del pianeta.

Soffiate sulle nostre vele, remate con noi, la giustizia e la libertà sono diritti spogliati di cittadinanza, riguardano l'intera comunità di esseri umani senza esclusione alcuna.

Restiamo umani,

Vittorio Arrigoni


website di Guerrillaradio
website della missione Freegaza

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link di approfondimento:

  • http://seattlepi.nwsource.com/opinion/371366_firstperson21.html
  • http://www.silviacattori.net/article464.html
  • http://www.silviacattori.net/article112.html
  • http://www.redress.cc/palestine/rkysia20080706
  • in italiano: http://www.infopal.it/testidet.php?id=8897

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mercoledì 23 luglio 2008

Nulla da aggiungere

Di seguito un articolo di Alessandro Robecchi, che dice così bene quello che va detto, che non c'è nulla da aggiungere.
Voi siete qui - Ballando sul corpo delle persone

Grande e glorioso è lo spettacolo del ritorno del sacro, l’attivismo frenetico dei laici devoti. Come si sa, una grande multinazionale che perde clienti si circonda di avvocati e consulenti, ed ecco qui la pattuglia dei devoti accorrere presso la chiesa cattolica con il suo zelante aiuto. Sarà la ressa per iscriversi ai neo-integralisti, sarà che la troppa devozione acceca, sta di fatto che si sfiora la commedia all’italiana. Esempio illuminante: mentre Daniela Santanché tentava di incatenarsi al Vigorelli di Milano e strepitava contro le donne musulmane con il velo (che devono toglierlo), un rubrichista della pattuglia del Foglio implorava il direttore di Famiglia Cristiana di allegare alla rivista un velo, per le donne cattoliche (che devono metterlo). Si dirà che non siamo proprio ai vertici del pensiero moderno, piuttosto in mezzo al guado tra il baciapile e il sadomaso. Salendo un pochino di livello, ecco finalmente sul Corriere una risposta all’inchiesta di Maltese (Feltrinelli) sui 4 miliardi e mezzo di euro che ci costa ogni anno il Vaticano. Nemmeno una riga per contestare le cifre; piuttosto un argomento strabiliante: forse gli italiani preferiscono “l’oculata gestione ecclesiastica allo sperpero pubblico”. E poi: “Non è più tempo di distinguere tra denaro delle tasse e denaro delle questue”. Liberismo assai devoto. Ad altri, quelli che volevano fare il ministro della sanità e hanno raccolto meno voti degli spettatori di un derby, non pare vero di avere anche in Italia un caso Terry Schiavo, un argomento delicato e doloroso da trasformare in poltiglia mediatica, e autopromozione. Ancora una volta, è sul corpo vero delle persone che si svolge il balletto: ieri la donna di Napoli interrogata dalla polizia dopo un aborto, oggi Eluana e l’assalto alla sua dignità. Questo sposta tutta la faccenda dal grottesco al tragico e del resto è un vecchio vizio: dissertare di etica sul corpo degli altri è un passatempo di gran moda, riempie i tg ed è facile, basta un po’ di cinismo, è un caso di devozione in cui essere cattivi aiuta.



Elogio dello -spr+eco


Sto leggendo in questi giorni Elogio dello -spr +eco, di Andrea Segrè. Con uno stile diretto e concreto affronta senza girarci troppo attorno quello che forse è IL tema del nostro tempo: lo squilibrio tra abbondanza e scarsità, fame e spreco, consumo e risorse. La spirale che sta devastando il mondo, insomma, che sta strangolando con la fame e la povertà la gran parte dell'umanità, che sta soffocando tra merci e trigliceridi noi fortunati.

Elogio dello dello -spr +eco parla appunto di spreco e risorse, di sostenibilità, di abbondanza e scarsità, con un occhio di riguardo alla questione alimentare (l'autore è professore di politica agraria) ma senza fermarsi lì: usando anche la sua esperienza sulla cooperazione internazionale e le politiche per lo sviluppo sostenibile, mette il dito nelle contraddizioni per cui la cooperazione internazionale troppo spesso è utile soprattutto a chi la fa, oppure si protegge e sostiene la produzione agricola e l'allevamento in Europa con gran impegno di risorse economiche ma con il risultato di dover mandare al macero enormi quantità di frutta, verdura o altro (e ricordate le quote-latte?).

Leggendo sto imparando un sacco di cose: per esempio, che una mucca europea riceve ogni giorno circa due dollari di contributi e sostegni vari (principalmente contributi comunitari), che è molto ma molto di più della cifra su cui possono contare ogni giorno per la propria sopravvivenza una moltitudine di donne uomini e bambini nel mondo.

Come anche mi è tornata alla mente un'immagine della mia infanzia, quella dei bulldozer che schiacciano e sotterrano tonnellate di arance: Segrè ricorda: «Allora non capivo bene, ero ancora un bambino. Eppure tutto quell'arancione e quel rosso... mi chiedevo: come è possibile che si distruggano degli alimenti? Perchè buttare via, anzi distruggere, dei prodotti che si potrebbero mangiare?» Si parte da questa domanda, per arrivare a capire errori e orrori delle politiche agricole comunitarie, delle abitudini e stili di vita propagandate dal modello di consumo occidentale, attraverso una sfilza di dati impressionanti (riporto a memoria), come il 30% della produzione britannica distrutta ogni anno, oppure il 15% di ciò che acquistiamo nella spesa in Italia che viene buttato da ogni famiglia.

Ma proprio attraverso l'analisi dei paradossi concreti di un'economia fondata sullo spreco, che su di esso si regge e prospera, si delinea la possibilità di un modo diverso di vivere, un'economia della sufficienza, che in fondo è anche un ritorno a valori del passato, ma con un'attitudine a pensare globale assolutamente attuale, per la quale condividere le risorse è anche creare una relazione (il senso del 'dono' come costruzione di un legame), per la quale una risorsa - sia energia sia cibo sia danaro sia acqua o petrolio - è preziosa perché serve a vivere e quindi va rispettata, soprattutto perché non è infinitamente riproducibile. "Ricordati di spegnere la luce quando esci da una stanza" mi diceva la mia mamma, e lo diceva anche la mamma del professor Segrè.

Non è un tema nuovo ma il modo che ha Segrè di affrontarlo mi è piaciuto molto. Intanto non ha scritto un 'dotto tomo' da addetti ai lavori, piuttosto uno snello librino adattissimo ad essere infilato in tasca o in uno zaino di studente, corredato di un CD ricco di link, riferimenti, immagini e altro. Insomma il mezzo è pensato per comunicare efficacemente, per fare divulgazione. Lo stile è ugualmente efficace: semplice, chiaro, frasi brevi ed immediate, titoli-gioco che restano impressi, basati su anagrammi, giochi di parole, antitesi: denaro/donare per esempio è un'assonanza che fa riflettere e resta in mente.

Lo presterò a mia madre, che a settant'anni è passa è sempre curiosa di tutto ma è arrivata solo alla 'sesta avviamento' (più o meno la quinta elementare) e i testi complicati la scoraggiano.

Lo presterò al figlio del mio compagno, 16 anni scarsi ed una netta propensione per Harry Potter: scommettiamo che lo legge fino in fondo?

L'Italia dei berlusconidi non sa che farsene della responsabilità sociale, non ha in agenda la lotta contro la povertà (stendiamo un velo pietoso sulla social card, per favore...); non conosce le parole sostenibilità o sufficienza: il consumatore va rassicurato perché ricomincia a spendere, il nucleare è l'energia del futuro e via delirando. E proprio quest'Italia ci mostra brutalmente quanto poco sia rimasto, nella testa dei più, di quell'altro mondo possibile che abbiamo raccontato, desiderato, immaginato. E che in certi momenti ci è sembrato vertiginosamente a portata di mano...

Niente mi toglie dalla testa che una delle cause principali di questo naufragio sia stata proprio l'incapacità di comunicare in modo efficace e credibile. Ci sarebbe molto da dire e da riflettere sulle cause stesse di quest'incapacità, ma una cosa è certa: è ora per tutti noi di imparare a comunicare meglio, senza spocchia, senza elitarismo e questo mi sembra un bell'esempio.

Non vi dico come va a finirechi è l'assassino, innanzitutto perché sto ancora leggendo e poi perché spero di avervi stuzzicato al punto da andarvelo a leggere, questo piccolo libro. Però vi racconto una storia che vi darà più di un indizio: Andrea Segrè è il vulcanico (e simpaticissimo: ho avuto occasione di conoscerlo) preside della Facoltà di Agraria di Bologna è il "papà" del Last Minute Market, un'idea innovativa e semplice: recuperare le merci invendute, senza valore commerciale, ancora idonee per essere utilizzate, per donarle ad enti e associazioni che danno aiuto a persone in condizioni di disagio sociale.

Da un lato un enorme spreco di cibo - e non solo -, dall'altro un enorme - e sempre crescente - bisogno. Basta chiudere il cerchio e lo spreco può diventare risorsa: sviluppo locale sostenibile e responsabilità sociale d'impresa a braccetto, effetti positivi a livello sociale, ambientale, nutrizionale, economico... Una volta fatto, sembra incredibile che nessuno ci abbia pensato prima!

L'esperimento è cominciato con i beni alimentari, ma il gruppo di entusiasti che lavora al progetto ha pensato "perché fermarsi qui?" ed allora ecco il Last Minute Market Book (lo sapevate che ogni anno vanno al macero centinaia di migliaia di libri non venduti?), il Last Minute Market Seed (e che i semi che hanno un tasso di germinabilità un po' più basso vengono eliminati?) Lmm Harvest (le famose arance mandate al macero...) e Lmm Pharmacy. Mi sa che non si fermeranno qui, per fortuna.

Ne ha parlato anche report, e se volete saperne di qui, questo è il link alla trasmissione: Buon Appetito!

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martedì 22 luglio 2008

Un appello ai blogger che non può restare inascoltato

Ci sono appelli che non possono restare inascoltati, piccole cose che è un dovere fare.

Come unirsi alle parole pubblicate sul blog di Metilparaben, dove Alessandro e Mina hanno scritto:
L'uomo che potete vedere e ascoltare nel filmato qua sotto si chiama Paolo Ravasin, presiede la Cellula Coscioni di Treviso ed è malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica.
Pochi giorni fa Paolo ha registrato in questo video il proprio testamento biologico, affinché nessuno possa affermare, anche fra cent'anni, che vi siano dubbi sulla sua effettiva volontà.
Quello che vi chiedo, se anche voi avete a cuore la libertà di scelta e l'autodeterminazione delle persone, è di scrivere un post e inserire il filmato sul vostro blog, utilizzando il codice che potete scaricare cliccando qua: in modo che i soliti chiacchieroni,
quelli che sparano anatemi e sentenze dalla mattina alla sera, si facciano una vaga idea dell'argomento di cui si riempiono la bocca.
E magari, chissà, si vergognino e tacciano per un po'.
Grazie a tutti per quello che potrete fare.
Mina & Alessandro.


Conservo ormai ben scarsa fiducia nella capacità di provare vergogna dei soloni della morale, che pontificano sul dolore degli altri, ma almeno che nessuno potrà dire che la volontà di Paolo Ravasin non sia chiara.

A coloro che delle sofferenze e della vita di uomini e donne fanno terreno per le loro strategie politiche, per le loro crociate - che siano dettate da fanatismo o malafede poco importa - non ho nulla da dire: sarebbe inutile.

Ma so che tanti parlano in buona fede di diritto/dovere alla vita, in nome di un Dio, di un ordine naturale, di un'etica o una morale; a loro voglio solo chiedere di sentirsi liberi di seguire i propri convincimenti ma di lasciare agli altri la stessa libertà: le "verità assolute" cambiano da epoca ad epoca e da paese a paese, ognuno ha diritto di pensare di aver trovato quella definitiva, ma questa scommessa la faccia con il suo corpo e la sua vita, non con quella altrui: alla fine ognuno paga il prezzo delle proprie scelte e quindi è giusto che queste scelte farle e non subirle.

E che riflettano su che violenza tremenda fanno agli altri: è terribile non potersi sentire padroni neppure della propria vita, del proprio corpo.

E poi non c'è altro da dire: vedere ed ascoltare Paolo Ravasin che con infinita dignità e palese sofferenza cerca di difendere la sua libertà di scelta mi ha commosso, ma anche fatto tanto arrabbiare con chi la vergogna ha dimenticato anche dove sta di casa. Fate silenzio, una buona volta.



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venerdì 11 luglio 2008

...fino alla prima acquata di una giustizia vera


A Roma il 7 luglio erano in 3mila, a dire "prendete le nostre impronte, lasciate stare i bambini".

Oggi pomeriggio dalle 17 alle 19 in in Piazza Nettuno a Bologna spero che saremo in tanti, in tantissimi ad unirci a quei tremila.

Qualcuno, quando gliene ho parlato, mi ha risposto che tanto non serve a nulla, che è solo un gesto simbolico e che non gliene frega niente a nessuno.

Io penso esattamente il contrario: serve, eccome. Proprio come gesto simbolico, perché il simbolico è un linguaggio potente, perché anche questa delirante decisione del governo, di prendere le impronte ai bambini rom e sinti è pericoloso proprio e innanzitutto nel suo valore simbolico.

E' l'affermazione di un principio, la rottura di un tabù, porta con sé striscianti luride vecchie idee, che con un gesto forte nella sua totale gratuità parlano direttamente alla parte più profonda, meno razionale e meno controllata di ciascuno di noi. Perché, come ha detto qualcuno, questo governo tira fuori il peggio dalla gente e lo fa anche così, con gesti di rottura dal discutibile valore pratico ma dal fortissimo significato simbolico.

Parliamo anche noi la lingua dei simboli, rappresentiamo con i nostri corpi e le nostre mani ciò che pensiamo e ciò in cui crediamo. Certo che non è risolutivo, domattina ci sveglieremo nello stesso paese di merda, poco ma sicuro. Ma non è inutile.

E poi, per favore, basta ripetere che "non gliene frega niente a nessuno" come se fosse un buon motivo per arrendersi. Se non te ne frega niente a te, stai a casa, altrimenti fai un gesto, dai un segno che esisti e pensi. E se sei a Bologna oggi vieni in piazza, per favore.

A UN RAGAZZINO SULLA STRADA

Sii orgoglioso
della tua appartenenza
consegna senza paura
la tua mano nel fuoco
o imprigiona nel mare di fango
di un muro
o concedila per un momento
a un timbro oscuro.
Tu resta in piedi
con dignità e amore.
L’orma sarà cancellata
dalla prima acquata di una giustizia vera.
E tornerà primavera.
(poesia inedita scritta per l'occasione dal poeta e scrittore Roberto Roversi)

Venerdì 11 Luglio, dalle 17 alle 19, in Piazza Nettuno

Prendete le impronte anche a noi!

invitano ARCI, Comitato delle Memorie, Ufficio Stranieri CGIL


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martedì 8 luglio 2008

chi si lodo si imbroda




Cento costituzionalisti hanno firmato un documento nel quale esprimono "insuperabili perplessità di legittimità costituzionale" sull'emendamento blocca-processi e sul lodo Alfano sull'immunità temporanea per le alte cariche dello Stato. E chiedono di aderire al loro appello "in difesa della Costituzione".

Vale la pena leggere l'intero appello, pubblicato da La Repubblica, perché è pacato, misurato e spietatamente preciso e chiarisce una volta per tutte che:

il lodo Alfano è un aborto giuridico (che non ha uguali all'estero)

«...Osservano, a tal proposito, che le vigenti deroghe a tale principio in favore di titolari di cariche istituzionali, tutte previste da norme di rango costituzionale o fondate su precisi obblighi costituzionali, riguardano sempre ed esclusivamente atti o fatti compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni. Per contro, nel cosiddetto lodo Alfano la titolarità della carica istituzionale viene assunta non già come fondamento e limite dell'immunità "funzionale", bensì come mero pretesto per sospendere l'ordinario corso della giustizia con riferimento a reati "comuni"...»

Benigni tanti anni fa diceva (più o meno): quasi quasi mi faccio prestare un sacco di soldi dalle banche, faccio un paio di falsi in bilancio, uso i soldi per fare affari poco limpidi e non restituisco neppure i soldi prestati, poi mi faccio eleggere Presidente del Consiglio e chi m'ammazza a me!

Ve lo ricordate? All'epoca mi fece ridere.

il decreto 'blocca-processi' è un attacco al cuore della democrazia: blocca i processi per le morti sul lavoro, gli strupri, i morti sulle strade, la pedofilia e tanti altri reati che colpiscono la vita delle persone e i loro diritti; blocca i processi per concussione, usura, truffa, estorsione: reati che ci colpiscono in quanto cittadini.

«...b) violano il principio della ragionevole durata dei processi (art. 111, comma 1 Cost., art. 6 Convenzione europea dei diritti dell'uomo); c) pregiudicano l'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112 Cost.), in conseguenza della quale il legislatore non ha il potere di sospendere il corso dei processi, ma solo, e tutt'al più, di prevedere criteri - flessibili - cui gli uffici giudiziari debbano ispirarsi nella formazione dei ruoli d'udienza; d) la data del 30 giugno 2002 non presenta alcuna giustificazione obiettiva e razionale; e) non sussiste alcuna ragionevole giustificazione per una così generalizzata sospensione che, alla sua scadenza, produrrebbe ulteriori devastanti effetti di disfunzione della giustizia venendosi a sommare il carico dei processi sospesi a quello dei processi nel frattempo sopravvenuti;...»


Una giustizia indipendente e non paralizzata è vitale per il paese, sbraitano di 'certezza della pena' ma hanno gettato la maschera.

Non facciamo mancare la nostra firma, qui



OPS! Mi accorgo adesso di aver praticamente plagiato il titolo di un post di Ombraluce, nel suo blog Una mela al giorno... non l'ho fatto apposta, lo giuro: mi pareva proprio un'idea mia, invece era solo un ricordo. Scusa, Ombraluce ^__^

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Dedicato a chi oggi scende in piazza

e a chi come me non ha potuto, ma con il cuore è lì.

Alzate il volume, please



LISTEN
I believe everything we dream
can come to pass through our union
we can turn the world around
we can turn the earth's revolution
we have the power
People have the power ...


PS: In piazza con chi ci vuole stare, più siamo e più abbiamo la forza, per i distinguo c'è sempre tempo.



venerdì 4 luglio 2008

una bambina


una bambina è chiusa nei bagni della scuola.

E' nuda, chiusa in quello spazio ristretto e trasandato, con un rubinetto che gocciola e le solite scritte sui muri (di quella volgarità spinta ma in fondo ingenua, da scuola media).

Cerca una inquadratura in cui non si vedano il lavabo né le porte dei cessi, non si intuisca l'intonaco scrostato alle sue spalle né il pavimento umido a piastrellone ai suoi piedi.

Opta per una inquadratura ravvicinata della sua pelle nuda, del suo giovane seno; si domanda se è abbastanza spinta, eccitante: cambia un po' la posa e punta, con la scioltezza dell'abitudine ,il suo cellulare di ultima generazione, con l'immancabile ciondolino di Hello Kitty, che potrebbe sembrare una cosa tenera, da bimba appunto, ma è solo una cosa very trend. Via, e parte il primo mms. E questi sono 10 eurini.

Tra me e me la chiamo Carmen ma non conosco il suo nome. Carmen ha dodici anni, ma se la chiami bambina si arrabbia di sicuro, come quando sua madre le sceglie una maglietta rosa con le ruches e il disegno di un coniglietto che sorride e lei le urla "che schifo, te lo scordi che metto una roba come questa: è kitchissima!".

Carmen, lei si considera una ragazza, se non una donna. E' già sicura del suo potere, per la precisione del suo potere d'acquisto: i suoi scatti erotici stanno spopolando tra la popolazione scolastica maschile e le procurano un po' di moneta, per l'indispensabile shopping. I jeans della Fornarina che costano un botto, la cintura D&G che ha visto in centro, i sandali. Del resto, chi sei se non ti vesti da figa.

Non è male nemmeno in modo in cui la guardano certi ragazzini di prima, imbranati e adoranti. Poveri arrapati. Ha calcolato da subito i rischi: potevano prenderla in giro, sputtanarla, magari con frasi pesanti di irrisione e disprezzo alle sue spalle o all'uscita di scuola, ma con lei stanno abbassati: ha il passo sicuro, il look giusto, lo sguardo leggermente annoiato e un po' aggressivo: uguale alle tipe della tv. Ancora qualche anno e in tivù ci sarà lei, perché sa quello che vuole e ci sa fare.


Una bambina è chiusa nei bagni dell'ospedale.
C'è un odore di disinfettante e medicinale, brutto, che mette tristezza e lei ha addosso una camicia da notte un po' lisa, di jersey leggero. Si è chiusa in bagno per stare un po' da sola. Là in camera le donne degli altri letti la guardano strano.

Lei ha dodici anni mentre le altre sono tutte molto più grandi, adulte. Sono gentili con lei, anche le infermiere, ma si sente sempre osservata e i loro discorsi non li segue troppo. Anche perché con l'italiano fa abbastanza fatica: è arrivata in Italia un anno fa e non è che sia uscita molto di casa. Quello che ha imparato l'ha imparato dalla tivù.

Adesso ha bisogno di pensare, un momento, di capire cosa succede. Vorrebbe che ci fosse qui sua madre o una delle sue sorelle. Le mancano tanto, si ricorda di quando giocavano insieme o cantavano le canzoni della radio, prima che venisse in Italia.

Si muove goffamente, fa fatica a sedersi sulla tazza e non ce la fa a poggiare i gomiti sulle ginocchia, per via del pancione. Le hanno spiegato che avrà un bambino. Ma questa idea le gira veloce nella testa e non si ferma da nessuna parte.

Un figlio! Il perchè non l'ha capito, come è successo. Dev'essere per le scopate con suo marito, forse, che è l'unica cosa diversa che fa adesso, perché i servizi di casa li faceva pure a casa sua, in Serbia. Anche se qua è più dura, ci sono un sacco di persone da badare, con tutti i fratelli di suo marito e i suoceri, da badare ed obbedire.

Si dice scopare, glielo ha insegnato lui. Non le fa neppure più male, adesso, pure se non le piace. Prima aveva paura, ma non di avere figli, paura così, di suo marito, di stare nuda, che la toccasse, del male. Ma non lo sapeva che poteva fare dei figli così. E adesso? Pensa che le farà male: di notte c'è sempre qualche donna che urla nelle altre stanze, lei pensa che urlerà pure lei.
Essere donna vuole ancora dire essere vittima, abusata, plagiata. Essere bambina vuol dire tutto questo senza nemmeno la possibilità di capire. Ogni società, ogni cultura inventa nuovi e raffinati modi di rendere tremenda la vita di una bambina. Ho letto queste due storie a pochi giorni di distanza, e mi ha soffocato una rabbia scoraggiata, per la vita di entrambe.


nelle foto:
Maddison Gabriel, 12 anni, australiana, modella
Nojoud Muhammed Nasser, 8 anni, yemenita, sposa-bambina, ha chiesto il divorzio.


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Ci siamo riusciti!

Ne parlo con un bel po' di ritardo, lo so, sarò l'ultima blogger del mondo a scrivere un post sull'evento, ma ci tenevo comunque a farlo: il Download Day 2008 per Firefox 3 ha raggiunto l'obiettivo e stabilito un primato da Guinness per il maggior numero di download di un programma effettuato nell'arco di 24 ore.

Evvai! E' un bel segnale della forza del free software e vuol dire che siamo davvero tanti a sostenere Firefox. Per la precisione: durante il Download Day Firefox 3 è stato scaricato 8.002.530 volte, ma ad oggi i download dell'ultima versione del browser di Mozilla sono 29,996,356 e 763.062 in Italia. Insomma Bill, non avrai il nostro scalpo :-)

Se siete curiosi, questa è la mappa delle adesioni.

Io mi sono stampata il mio bel certificato di partecipazione e lo appenderò in ufficio, visto che è anche carino da vedere, tutto colorato. E poi sono contenta di fare un po' di pubblicità al mio amato Firefox... e di pavoneggiarmi un po'.

Intanto sto adoperando Firefox 3 e più imparo a conoscere questa versione più mi piace, gli sviluppatori hanno fatto un buonissimo lavoro e, se volete imparare qualche trucchetto nuovo, potete cominciare dalla pagina dedicata a Firefox - Consigli e trucchi: ci troverete pochi ma essenziali tips per utenti principianti, intermedi, avanzati: da qualche essenziale scorciatoia da tastiera all'utilizzo delle nuovissime etichette. Buona lettura.



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