lunedì 28 luglio 2008

M'associo!

Ieri ho fatto una riflessione. Piuttosto: un'embrione di riflessione, un accenno che spero mi aiuterete a sviluppare e che comunque vi consegno così com'è: l'associazionismo resiste.
Per spiegarmi meglio bisogna che vi racconti due-tre episodi recenti della mia vita bolognese.

Qualche tempo fa l'ARCI di Bologna ha organizzato un presidio sotto il Tribunale, per protestare contro la norma cosiddetta blocca-processi e tutte le piacevolezze connesse al salvataggio giudiziario del nostro premier e alla definitiva messa in ginocchio del sistema giudiziario.

Ci ho scritto anche un post, perché ero davvero contenta che qualcosa/qualcuno si muovesse senza starla troppo a menare. E che fosse l'ARCI - non un partito - a farlo, ha permesso che almeno in parte venisse meno lo sconfortante balletto dei distinguo e dei veti incrociati: hanno aderito praticamente tutti i partiti della sinistra e del centro-sinistra bolognese (con la luminosa eccezione di Rifondazione), la CGIL, l'ANPI, associazioni, singoli.

Sabato scorso. Accendo il televisore e guardo il tg regionale: scorrono le immagini di una grande festa sull'aia, anziani, giovani, bambini raccolti intorno a lunghi tavoli di legno, di fronte a grandi piatti di pastasciutta e bicchieri di vino. L'aia fronteggia una bella e grande casona di campagna, dall'aria conosciuta. E infatti non è un'aia qualsiasi: è la casa che fu dei Fratelli Cervi, a Gattatico, diventata oggi il Museo Cervi.

E nemmeno la pastasciutta nei piatti è una qualunque: la sera del 25 luglio 1943 la famiglia Cervi decide di festeggiare degnamente la caduta del fascismo e invita tutto il paese in piazza a Campegine ad una grande festa a base di pastasciutta: offrono i Cervi!

La pastasciutta dell'altra sera è stato un modo per ricordare i Fratelli Cervi, quella grande festa popolare e la gioia per la caduta del fascismo, con tutte le speranze che quella caduta portava con sé. Accidenti, averlo saputo prima ci andavo di sicuro: mi è sembrato un modo bello e allegro (e molto emiliano) di ricordare quegli uomini coraggiosi, che dopo pochi mesi sarebbero morti ammazzati. E soprattutto per ricordarci che l'antifascismo non passa mai di moda, che è ogni giorno più necessario.

Questa bella festa popolare è stata organizzata dall'Istituto Alcide Cervi, che organizza il Festival Teatrale di Resistenza, insieme all'Associazione Teatro di Pianura: un associazione teatrale ed un istituto storico della resistenza, fondato e animato anche e soprattutto dall'ANPI.

E infine domenica: sono andata al cippo del Pilastro1 che ricorda l'omicidio dei tre giovani carabinieri uccisi dagli assassini della Uno Bianca, per assistere alla piccola cerimonia con cui venivano accolte le prime due staffette podistiche, delle dieci che arrivano a Bologna entro il 2 agosto, per essere insieme ai bolognesi - nativi e d'adozione - davanti alla Stazione, la mattina del 2 agosto, come tutti gli anni. A condividere il minuto di silenzio, con gli occhi lucidi, e il lungo applauso - di rabbia, di memoria.

Le staffette arrivano, sudate in questo pomeriggio afoso: sono persone di tutte le età, donne e uomini, un gruppo arriva da Savona, l'altro non so bene, credo dalla Romagna;

tutti le accogliamo con un sorriso e un caldo applauso, sotto gli alberi di questo parco di periferia ad applaudirli le autorità locali, cittadini come me, l'Associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto e quella delle vittime della Uno Bianca.

Ad organizzare il tutto una storica associazione di podismo bolognese, che fa simpatia anche solo per il nome: Fiacca e Debolezza.

Ed ecco dove volevo arrivare: associazioni di familiari delle vittime di strage, associazioni sportive, associazioni di partigiani, associazioni di teatranti, associazioni per la cultura e il tempo libero... un intero universo.

In questo momento in cui ci sentiamo tutti reduci da uno tsunami politico, sociale e culturale, in cui i partiti sembrano occupati a fare altro (congressi, litigi, governi-ombra), in cui ci sembra che bisogna ricostruire tutto da zero, ripensare tutto, rimettere alla prova le idee, una per una, e le parole per definirle... Beh, una solida certezza mi sento di dire che ce l'abbiamo ed è l'associazionismo. Non c'è ambito del politico e del sociale, direi anche della vita stessa, in cui l'associazionismo oggi in Italia non continua a dire, fare e ascoltare.

Mentre tutti si rompono la testa per capire come la sinistra debba radicarsi nel territorio, l'associazionismo è già lì, nel territorio. E' il territorio. Radicato da una vita, per vocazione, per nascita.

Sarebbe banale dire: tutti nelle associazioni, ripartiamo da lì.

Banale e sbagliato: innanzitutto se fosse tutto lì, con l'infinito patrimonio di questo tipo che ha sempre avuto la sinistra non avremmo mai perso il polso del paese (come invece abbiamo fatto); poi la forza dell'associazionismo è proprio quella di essere tale: non un partito, non un movimento di opinione, ma un insieme di persone che insieme lavorano per un'idea o un progetto. Guai a snaturarlo, a volerlo considerare il braccio armato di un qualche tipo di organizzazione e/o partito che tira le fila (e il rischio è spesso dietro l'angolo: penso all'ARCI, per esempio, che ogni tanto a parer mio pecca di 'collateralismo').

E allora? Allora non so ancora bene, sono però convinta che valga la pena fare una bella riflessione su come e perché l'associazionismo continua ad essere così vitale, mentre tutto ciò che è di sinistra sembra in questo momento così fuori tempo, sconfitto, confuso, triste: il linguaggio, le idee, l'etica stessa di sinistra (e dico di sinistra per brevità, ma bisognerebbe aggiungere antiliberista, antirazzista, solidale, ambientalista etc etc). E soprattutto vale la pena valorizzarlo, difenderlo, prestargli la massima attenzione. E ricavare da tutto ciò quell'ottimismo di cui abbiamo tanto bisogno.

Ve l'avevo detto che era un embrione di riflessione...

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1 per chi non lo conoscesse, il Pilastro è un quartiere di Bologna famoso per molti e diversi motivi: è stato uno degli interventi urbanistici che negli anni '60 hanno cercato una risposta avanzata al bisogno di case per i 'proletari' (stessa epoca delle Vele o dello Zen di Palermo...), è stata in quegli anni l''enclave' principale degli immigrati che arrivavano dal sud del paese, come ora è uno dei quartieri (se non il principale) dove vivono gli immmigrati che arrivano dai diversi sud del mondo, è stato il tragico teatro di una delle stragi più tristemente note degli assassini della Uno bianca, è stato recentemente teatro di una 'vivace' polemica sulla costruzione di una nuova moschea, polemica poco tragica ma molto grottesca grazie al creativo intervento dell'attuale ahinoi ministro Calderoli e del suo maiale... Insomma, uno di questi giorni scriverò un post sul Pilastro :-)

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2 commenti:

luposelvatico ha detto...

Oh, si, Viviana, condivido le basi della tua riflessione. Le associazioni "tengono insieme" le persone, ed in questi tempi di completo sfilacciamento della socialità mi sembra già moltissimo. Nel mio piccolo paesello (1700 abitanti) le associazioni sono 18! Chiaro che c'è una bella differenza tra progettare una grigliata per la festa patronale ed inventare un mondo nuovo, ma io credo che in fondo non si possa fare la seconda cosa se non si è partiti almeno con la prima. Che le persone escano da casa per incontrarsi e coltivare insieme una passione, qualunque essa sia, è già uno stupendo antidoto contro il rincoglionimento solitario davanti alla TV. Che lo facciano sul territorio in cui vivono è bellissimo, perchè è un antidoto alla "globalizzazione" dove tutto viene standardizzato e massificato: benvenuto il ripristino di vecchi riti, processioni, sagre, se servono a recuperare un modo semplice di stare insieme (e sono anch'esse, a mio avviso, antidoto al leghismo che tenta assai intelligentemente operazioni simili).Ben vengano le associazioni, dunque, come prima "rete" sociale, basata sullo stare insieme non per difendere un interesse economico ma per coltivare disinteressatamente un interesse, una voglia, un piacere.

viviana ha detto...

sono appena tornata dal pranzo che ha riunito insieme le centinaia di persone arrivate da tutt'Italia con le staffette podistiche per il 2 agosto: persone belle, limpide, piene di voglia di fare e di stare insieme: hai perfettamente ragione :-)